Bianca Cavalieri: Un anno di liceo negli USA per inseguire il tennis - College Life Italia

Bianca Cavalieri: Un anno di liceo negli USA per inseguire il tennis

Bianca Cavalieri: Un anno di liceo negli USA per inseguire il tennis

Dopo il liceo a Hoosac, nello stato di New York, l’arrivo alla Bocconi di Milano con la passione per il tennis a fare da fil rouge. Quello di Bianca sembra un percorso inverso a quello che fanno la maggior parte degli studenti che trovano in College Life Italia una sponda preziosissima per raggiungere i loro sogni. Bianca infatti è andata negli States per il quarto anno di liceo, poi è tornata a casa, a Milano, per prendere la maturità e oggi è una studentessa al secondo anno di Economia Aziendale e Management alla Bocconi.

Come inizia la tua avventura con l’America?

“Ho sempre desiderato andare all’estero a fare un anno di liceo ma al tempo stesso volevo continuare a giocare a tennis e quindi insieme alla mia famiglia abbiamo cominciato a cercare un’agenzia che potesse aiutarci a trovare una soluzione che mettesse insieme studio e sport. Così abbiamo trovato CLI e ci siamo affidati a loro. Devo dire che fin dall’inizio ci hanno seguito molto bene, sono stati estremamente professionali, veloci e chiari. Ci hanno subito presentato tre offerte di scholarship e io ho scelto Hoosac perché era quella che garantiva due ore al giorno di tennis con i coach e tre allenamenti in palestra a settimana, anche se poi l’accesso alla palestra e ai campi era illimitato”.

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Come si vive ad Hoosac, o meglio a Hoosick la città dove ha sede, come ti sei trovata?

“lo mi sono trovata benissimo anche se è una situazione completamente diversa dalla mia. Hoosick è una cittadina di poco meno di settemila abitanti, a tre ore e mezza di macchina dalla città (New York City, nda), però la scuola è come una grande famiglia, dove ci sono ragazzi che arrivano da ogni parte del mondo, tutti si conoscono e si aiutano, tu sai che puoi contare su di loro e viceversa. La maggior parte degli studenti vivono nel campus e quindi alla fine tu sei h 24 con i tuoi compagni.E questa è una cosa che mi è piaciuta moltissimo e mi ha dato molta sicurezza”.

C’erano altri ragazzi italiani?

“Si eravamo due ragazze e tre ragazzi e sono stati subito super amichevoli con me, abbiamo legato moltissimo, mi hanno aiutato tantissimo soprattutto all’inizio anche con la lingua. lo avevo una preparazione scolastica dell’inglese, capivo tutto e mi facevo capire ma non ero in grado di fare una conversazione approfondita, ma dopo un paio di settimane, anche con il loro aiuto, mi sono sciolta e ho iniziato a parlare fluentemente senza problemi.

C’è stato un momento di difficoltà in cui hai pensato “perché sono qui”?

“In realtà quando io sono arrivata al campus, sono andata in una stanza con due ragazze che avevano ritmi e stili di vita completamente diversi dai miei e all’inizio è stato difficile, poi però quando inizi a conoscere queste differenze, ti abitui e le apprezzi molto”.

Qual era la tua giornata tipo negli States?

“Sveglia alle 7.30/8 e colazione nella mensa, poi essendo noi studenti di liceo avevamo le lezioni che cominciavano tutte insieme intorno alle 8.45 fino alle 11.45, dopodiché c’era la pausa pranzo e il pomeriggio dalle 14 avevamo gli allenamenti e chi voleva poteva anche andare in palestra . Dalle 5.30 iniziavano a servire la cena fino alle 7.30 e dopo avevi due ore di studio obbligatorio per fare i compiti. Alla fine potevi uscire nel campus, incontrare gli amici etc ma noi minorenni dovevamo rientrare al massimo alle 11”.

Come è diverso il tennis americano da quello italiano?

“Innanzitutto in America c’è un concetto di squadra che in Italia non esiste, da noi il tennis è uno sport individuale, negli USA invece tu fai parte di una squadra che si allena e parte insieme sia per i tornei individuali che per la stagione primaverile in cui sfidi le altre scuole. E questa è una cosa molto bella perché tu ti senti sostenuto da tutti e sostieni a tua volta gli altri. È bello viaggiare tutti insieme, vedi tanti posti, fai tante esperienze diverse. Dal punto di vista sportivo, invece, negli USA il tennis è molto più fisico ed atletico, meno tecnico”.

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Quanto è cambiato il tuo tennis?

“Sono migliorata molto devo dire. Abituata a giocare sulla terra rossa mi sono dovuta adattare al cemento, dove il gioco e la palla sono più veloci, gli scambi sono più rapidi, e di conseguenza il mio gioco è diventato più potente. Poi una volta tornata in Italia ho ricominciato a giocare prevalentemente sulla terra rossa, ma ora gioco più di potenza”.

C’è una tennista a cui ti ispiri o che ti piace particolarmente?

“Be’ ti direi Aryina Sabalenka”.

Tu ora sei tornata in Italia studi alla Bocconi, quanto ti è stata utile l’esperienza americana?

“Tanto, indubbiamente, mi ha fatto crescere, imparare un’altra lingua, mi ha insegnato cosa significa vivere da soli, mi ha formato moltissimo”.

Come ti vedi “da grande”, e dove ti vedi in Italia o all’estero?

“Mi sono iscritta a Economia Aziendale e Management e vorrei lavorare sicuramente in ambito economico ma vorrei trovare qualcosa che mi facesse stare a contatto con le altre persone. Sicuramente voglio fare l’Erasmus e quindi fare un anno all’estero ma non so ancora dove. Poi si vedrà, non ho ancora idee chiarissime”.

Qual è stata la cosa più bella dell’esperienza americana?

“La cosa più bella di tutte è stato l’ambiente in cui mi sono trovata, eri sempre con i tuoi amici, si è creato un bel gruppo, una bella famiglia come ti dicevo prima, il fatto che abbiamo fatto tanti viaggi insieme, questa è una cosa bellissima”.

La rifaresti?

“Assolutamente si! È un’esperienza che ti cambia la vita e te la cambia in meglio. lo posso dirti che se non l’avessi fatta, me ne sarei pentita”.

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